Askatasuna bene comune: un grave errore della Giunta Lo Russo, secondo la LEGA
Lo scandalo della Giunta Lo Russo: “Una decisione vergognosa considerare Askatasuna bene comune”
TORINO – Askatasuna bene comune: in un atto che sfida ogni logica di giustizia e ordine pubblico, la giunta di Stefano Lo Russo ha annunciato la legalizzazione del centro sociale Askatasuna, situato in corso Regina Margherita a Torino. Questa decisione, che suona come una resa ai gruppi di occupanti, è un insulto alla legalità e alla comunità torinese. Il sindaco, precedentemente evasivo sulle sue intenzioni, ha ora rivelato il suo vero volto: un amministratore pronto a cedere alle pressioni di gruppi estremisti, ignorando le preoccupazioni di sicurezza e legalità.
Askatasuna “bene comune”: le trattative tra comune ed esponenti
Da mesi, infatti, vi erano trattative tra Askatasuna e la giunta comunale, mediate da tre influenti cittadini del quartiere, tra cui lo psichiatra Ugo Zamburru e il chitarrista dei Subsonica, Max Casacci. Il piano ambizioso prevede la trasformazione del centro, occupato da quasi trent’anni, in un “bene comune” per la città, tramite una gestione condivisa e un patto di cittadinanza tra Askatasuna, il Comune e la cittadinanza. Questa iniziativa si prefigge di salvaguardare le esperienze culturali e sociali di rilevanza per la comunità.
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Illegalità che dura da più di 30 anni
Questo percorso, tuttavia, non è stato semplice e ha richiesto dialogo e confronto con gli occupanti, oltre a un continuo scambio di informazioni con le autorità giudiziarie e prefettizie. La vicesindaca Michela Favaro ha confermato la ricezione di una proposta per trasformare il centro in un luogo culturale e di aggregazione, sottolineando che le indagini giudiziarie sono ancora in corso e che le responsabilità sono personali. I dettagli e i tempi di questo progetto saranno chiariti a breve.
Askatasuna, un pericolo per la sicurezza pubblica, sicuramente non un bene comune
Questa azione, che ignora palesemente le questioni di sicurezza pubblica, è stata accolta con forte disappunto, specialmente dalla Lega, che ha espresso una ferma condanna. Il Vice Capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Andrea Cerutti, ha espresso un giudizio severo e senza mezzi termini sulla decisione della giunta: “La Giunta Lo Russo non perde occasione per schiararsi con i violenti che da anni occupano abusivamente lo stabile di Corso Regina Margherita. Questo tentativo di istituzionalizzare un movimento coinvolto in episodi di violenza e devastazione è inaccettabile. La sinistra che governa la città ha ora spudoratamente oltrepassato ogni limite. La nostra posizione è chiara: difenderemo la legalità e ci opporremo con forza a chiunque predichi lo scontro e pratichi la violenza”.
La Lega in prima linea: difesa della legalità e ordine pubblico
Il messaggio della Lega è chiaro: la tutela della legalità e dell’ordine pubblico sono priorità assolute. L’opposizione al progetto di legalizzazione di Askatasuna da parte della Lega sottolinea la preoccupazione per le conseguenze che questa decisione potrebbe avere sulla comunità di Torino. La Lega, in linea con i suoi principi, si impegna a combattere questa scelta e a promuovere azioni volte a proteggere la città da scelte ritenute pericolose e irresponsabili.
L’opposizione di Fratelli d’Italia alla decisione della Giunta
Nonostante questo progetto innovativo, anche Fratelli d’Italia si è schierato fermamente contro la legalizzazione di Askatasuna. Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fdi alla Camera, ha espresso preoccupazione per la decisione, considerandola un passo indietro nelle questioni di libertà, democrazia e pluralismo. Secondo Montaruli, concedere Askatasuna agli stessi occupanti, senza che questi abbiano mai espresso pentimento o assunzione di responsabilità, è inaccettabile. Fdi ha annunciato un’interrogazione urgente al Ministero dell’Interno e ha iniziato a raccogliere firme per un referendum abrogativo cittadino, oltre a lanciare una petizione online per opporsi alla legalizzazione di quello che considerano un simbolo di violenza politica.