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Sté da pocio: perché si usa questa espressione piemontese?

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Le origini della tipica espressione piemontese “Sté da pocio”

Avete mai sentito la frase Sté da pocio? Sapete cos’è il “pocio“? Si tratta del nespolo comune: in realtà il nome scientifico è Mespilus germanica, l’albero su cui maturano i frutti. Un tempo molto diffuso, è ora sostituito dal nespolo giapponese, appartenente a una specie diversa, inizialmente importato alla corte di Francia per scopi decorativi. Le due varietà di piante producono frutti diversi, entrambi chiamati nespole in italiano. Tuttavia, i piemontesi DOC, che ancora parlano la lingua dei loro antenati, continuano a chiamarli “pocio”.

Il “pocio” piemontese e il nespolo giapponese si distinguono non solo per il momento della raccolta, ma anche per la forma e l’aspetto. Il “pocio” è più piccolo e tondeggiante, con una buccia verde, grigia e nocciola, e presenta un evidente incavo nella parte inferiore. Il frutto giapponese primaverile, invece, è più ovale, senza incavi nella parte inferiore e avvolto in una sottile buccia di colore giallo aranciato. I “pocio” sono ottimi per aromatizzare formaggi e grappe tipiche, nonché per preparare gustose marmellate, gelatine e salsine aromatiche.

Sté da pocio: perché si usa questa espressione piemontese?
Immagine da: Wikimedia

L’utilizzo del termine

Nella lingua piemontese, il termine “pocio” è ancora molto diffuso, anche in senso figurato. Ad esempio, “fé pocio”, riferito a un rammendo o a un intervento di sartoria mal eseguito, indica una difettosa protuberanza o un difetto nella vestibilità o cucitura. Un bambino che fa “il pocio con le labbra” sta protuberando le labbra, in quella tipica espressione che preannuncia un imminente pianto capriccioso.

“Pocio” è anche il termine che indica lo chignon, ovvero l’insieme di capelli femminili (veri o posticci) raccolti sulla nuca, che ricorda la forma del frutto. Inoltre, “pocio” e “pocionin” sono due dolcissimi vezzeggiativi usati un tempo per i bambini o per definire la donna amata. Tuttavia, oltre al loro variegato utilizzo in cucina e pasticceria, i “pocio” possono essere consumati come frutta. Più a lungo “riposano” su strati di paglia, più aumenta la dolcezza tipica del sapore. Da qui nasce l’espressione “Sté da pocio”, che significa stare beatamente al caldo e coccolati.

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